Limba de mesania, un dialetto sardo di transizione

La limba de mesania è una lingua sarda dialettale che si parla in una zona geografica particolare dell’isola. Questi dialetti sono considerati “di mezzo” perché presentano elementi sia del logudorese che del campidanese, le due principali varietà della lingua sarda. Sebbene non omogenei, si possono distinguere gruppi di parlate simili tra paesi contigui.

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La geografia e le caratteristiche linguistiche della Limba de mesania

La limba de mesania è parlata in una fascia mediana dell’isola, che si estende dal medio-alto Oristanese fino ai confini della provincia di Nuoro, passando per i paesi della Barbagia centrale e quelli ubicati nel versante ogliastrino del Gennargentu ed i paesi del Mandrolisai. In questa zona geografica di transizione, la lingua assume tratti peculiari, come la fonetica e il vocalismo del logudorese e alcuni tratti discendono invece dal campidanese.

La ricchezza dei dialetti sardi: la Limba de mesania come esempio

La lingua sarda dialettale è un patrimonio culturale importante per la Sardegna e la limba de mesania rappresenta un esempio di come la lingua sarda si sia evoluta e adattata alle diverse realtà locali. Pur presentando delle differenze marcate a seconda della distanza tra i paesi in cui si parla, questi dialetti rappresentano un’importante espressione della cultura e dell’identità sarda.

Gruppi di parlate simili della limba de mesania: radici storiche e culturali

Tra i gruppi di parlate simili della limba de mesania, si possono individuare il primo gruppo dei dialetti parlati nei paesi del Montiferru, del Guilcer, del Barigadu ed alcuni paesi della Barbagia, e un altro gruppo si può individuare nei paesi ubicati nel versante Barbaricino del Gennargentu e il Mandrolisai. 

Questi gruppi di paesi erano compresi, quasi tutti, nel Giudicato d’Arborea, per cui la limba de mesania é sovente chiamata arborense e viene accostata alla limba de Elianora, la lingua utilizzata da Eleonora d’Arborea per redigere la Carta de Logu, che è simile alla lingua di compromesso parlata nella zona di transizione tra il logudorese e il campidanese.

Alto oristanese

Nell’Alto Oristanese, ci sono tre gruppi diversi che si possono individuare.

  • Il primo gruppo è composto da alcuni paesi della provincia di Nuoro, come il Campidano di Milis e Solarussa, dove prevale il campidanese con influenze logudoresi. Qui si possono notare alcune caratteristiche comuni ai dialetti di Riola Sardo, Baratili San Pietro, Nurachi, Cabras e Zerfaliu, come il passaggio di alcune lettere e i nessi latini con la b. 
  • Il secondo gruppo è formato da alcuni paesi del versante destro del Montiferru, della parte nord del Barigadu, dell’altopiano di Abbasanta ed alcuni paesi della Barbagia, dove prevale il logudorese comune con alcune influenze campidanesi nel lessico e nei pronomi atoni. 
  • Infine, il terzo gruppo comprende alcuni paesi del Barigadu, Ortueri e Samugheo, dove si notano l’utilizzo della -g- al posto della -z- logudorese e di -l- campidanese e il rafforzamento della -l intervocalica in alcuni centri del Barigadu e del Mandrolisai.
Barbagia centrale

Nella Barbagia centrale, che comprende i paesi del Mandrolisai e della Barbagia di Belvì (Atzara, Sorgono, Tonara, Desulo, Meana Sardo, Aritzo, Belvì), si può notare una forte influenza delle lingue logudoresi sul dialetto campidanese di base. Ad esempio, si utilizza il plurale maschile in -os (come in picioccos e procos) e la -e finale (angione e margiane), insieme ad alcuni tipici elementi logudoresi come limba, gasi, battero e como. 

Inoltre, si utilizza il gerundio in -ndo e si assiste all’assimilazione di nd e mb (come in pigando, faendo e cumbinando). Anche l’infinito dei verbi campidanesi viene influenzato dal logudorese, con l’inserimento della r o addirittura di tutta la forma logudorese (come in narriri al posto di nai, trabagiare/traballari al posto di traballai e foeddare al posto di fueddai).

Alta Ogliastra

L’Alta Ogliastra, composta da paesi come Urzulei, Talana, Baunei, Triei, Villagrande Strisaili e Villanova Strisaili, presenta caratteristiche linguistiche che ricordano sia il campidanese che il logudorese. 

Tuttavia, mancano alcune caratteristiche presenti nella Barbagia centrale come l’utilizzo delle velari e l’assimilazione di nd e mb. Alcune peculiarità sono andate perdute nelle nuove generazioni, come il suono “th” al posto di “tz” del campidanese che in Ogliastra somiglia di più a “ss”. Inoltre, a Urzulei e Baunei il pronome plurale si assimila a quello logudorese, perdendo la prima “s” e la “k” viene aspirata. I paesi dell’Ogliastra centrale, invece, mantengono caratteristiche del campidanese rustico e del barbaricino.

L'importanza della limba de mesania nella conservazione dell'identità culturale sarda

La lingua sarda dialettale è un patrimonio culturale prezioso e variegato che costituisce un elemento fondamentale dell’identità sarda. La limba de mesania, come molte altre parlate sardo-dialettali, è il risultato della fusione di influenze diverse, tra cui quelle latino-romane, bizantine, pisano-genovesi e spagnole. Questa lingua è stata tramandata di generazione in generazione attraverso la parola parlata e rappresenta un simbolo di coesione e di solidarietà tra le diverse comunità della Sardegna.

la conservazione delL'identità sarda

La conservazione e la valorizzazione della limba de mesania e delle altre varianti linguistiche sardo-dialettali sono fondamentali per la salvaguardia della cultura sarda. Queste lingue rappresentano una forma di espressione autentica, che esprime la storia, la tradizione e l’identità dei sardi. Inoltre, la conoscenza della limba de mesania e delle altre varianti linguistiche sardo-dialettali consente di comprendere meglio la storia e la cultura della Sardegna e di riscoprire la ricchezza e la complessità della sua lingua.

Pertanto, è importante promuovere la conoscenza e la valorizzazione della limba de mesania e delle altre varianti linguistiche sardo-dialettali, ad esempio attraverso l’insegnamento nelle scuole e l’utilizzo nei mezzi di comunicazione e nella vita pubblica. In questo modo, si potrà garantire la sopravvivenza di queste lingue e il loro ruolo come espressione autentica della cultura e dell’identità sarda.

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